Il gruppo di musicisti più antico del mondo
L’idea di creare un network di musicisti amatori per suonare musica classica ha origini antiche ma caratteristiche diverse da quelli contemporanei.
ACMP è stata fondata nel 1947 da due musicisti amatori, Leonard Strauss e Helen Rice, che hanno avuto una notevole intuizione: creare un elenco di amatori in tutto il mondo in modo che i musicisti potessero trovarsi l’uno con l’altro per suonare insieme musica da camera. I Cambristi – la variante locale ed europea della lista (directory) di ACMP – sono anche più recenti: nascono ad opera di Franz Marcus, violoncellista amatore danese trasferitosi per lavoro a Bruxelles, nel 2000.
Sono state idee brillanti, ma non completamente originali. Qualcuno aveva infatti già fatto qualcosa di simile prima di loro.
Il Jahrbuch der Tonkust del 1796
Nel 1796, Johann Ferdinand von Schönfeld ha pubblicato il Jahrbuch der Tonkunst, una sorta di almanacco musicale di Vienna e Praga in cui era compreso un elenco dei musicisti più importanti, sia dilettanti sia professionisti, di quelle città. Il Jahrbuch è una miniera d’oro di informazioni sulla musica di quel periodo ed è interessante confrontarlo con le odierne liste di ACMP e dei Cambristi, create oltre due secoli dopo.
Il divario di genere nella musica
Sia le liste moderne sia il Jahrbuch hanno una fiera rappresentza di entrambi i generi: uomini e donne. Ma qui la somiglianza (per fortuna!) finisce. Nel Jahrbuch le donne, in schiacciante maggioranza, suonano il pianoforte o cantano, mentre gli uomini suonano violino, violoncello e altri strumenti. Inoltre la maggior parte delle donne del Jahrbuch sono giovani e non sposate: “Fraulein Josephine von Drostig, figlia dell’ex ambasciatore ungherese, suona il pianoforte molto bene, e canta con una dolce voce di contralto”.
Le ragioni di questa disparità erano allora esplicitate così: “Suonare uno strumento a corde – soprattutto il violoncello – o uno strumento a fiato è poco adatto ad una donna. Il clavicembalo, la spinetta e il liuto sono strumenti più gradevoli per le signore”. E ci sono altri strumenti realmente disdicevoli per le donne, ad esempio il flauto, il violino e l’oboe. Quest’ultimo era troppo “maschile”. O almeno così scriveva John Essex in The young ladies consuct; or, rules for education under several heads, with instructions upon dress, both before and after marriage and advice to young wives. (Londra 1722).
Per quanto riguarda la preponderanza di donne non sposate, il talento per la musica era considerato una vera “trappola per uomini”. Una donna inglese ha scritto per una rivista di musica contemporanea che “su consiglio dei miei amici ho iniziato lo studio del canto con l’unico scopo di sposarmi in una famiglia benestante e realizzare il mio obiettivo in poco tempo”. Ciò non significa che non ci fossero donne violiniste al tempo. Fraulein Josephine von Dornfeld, ci viene detto, “suona il violino con grande maestria”. E c’era anche nel Jahrbuch una violoncellista femmina, anche se il numero di pianiste e cantanti era decisamente maggiore.
Musicisti professionisti e dilettanti insieme?
Un’altra differenza tra il Jahrbuch e le liste contemporanee è che il primo annoverava un numero molto più elevato di professionisti. Infatti alla fine del XVIII° secolo ancora nel XIX° secolo il divario tra professionisti e dilettanti era molto meno chiaramente definito. Amatori e professionisti suonavano insieme con regolarità; tutte le orchestre del periodo erano composte almeno per metà da amatori, tanto che anche la Gewandhaus Orchestra di Lipsia, considerata forse la migliore orchestra del tempo, ha avuto musicisti dilettanti tra le sue fila fino alla metà del 1860, quando l’ultimo amatore – uno studente di timpani – ha smesso di farne parte.
Le rivendicazioni sociali attraverso la musica
Un’altra cosa che possiamo apprendere dal Jahrbuch è che nel XIX° secolo fare musica ha contribuito ad appianare le rigide distinzioni tra classi sociali: i nobili sedevano spalla a spalla con comuni commercianti nei quartetti e in tutta la musica da camera. Ad esempio, Johan Graf von Esterhazy, un rampollo di una delle principali famiglie nobili di Vienna, era elencato come oboista. Ma subito dopo il suo nome appariva quello di “Joseph Faber”, un “commerciante, suonatore di flauto”. Tuttavia, se le classi sociali si mescolavano nel suonare insieme, il pubblico era ancora rigidamente diviso. Non c’è stato quasi nessun concerto pubblico nella Vienna del XIX° secolo: praticamente tutti i concerti di musica da camera si svolgevano ancora in incontri privati chiamati “Akademien”, accademie. C’erano accademie per la più alta e vecchia nobiltà; per la parte bassa della nobiltà (in gran parte nobili cui erano stati concessi i titoli solo in ultima generazione), e ancora accademie separate per la nascente borghesia. In questi concerti, i musicisti professionisti e quelli di una classe inferiore accedevano attraverso l’ingresso di servizio (si legga pure: della servitù), ed essi non osavano partecipare delle prelibatezze riservate agli ospiti.
Un aneddoto su Mozart
Ci piace pensare che il primo a contestare questa segregazione forzata sia stato il sempre ribelle Wolfgang Amadeus Mozart. Ad un concerto presso la residenza dell’Arcivescovo di Salisburgo, a Mozart è stato chiesto di attendere che tutti gli ospiti fossero seduti in modo da non essere visto mescolarsi con loro. “Non ho ascoltato né dei camerieri né dei lacché, ma sono andato dritto attraverso le varie stanze fino a quella della musica… e arrivai dritto dal principe, a cui porsi i miei rispetti rimanendo poi a parlare con lui”. Come sappiamo, l’Arcivescovo e Mozart si separarono e nemmeno tutti gli sforzi di papà Leopold bastarono a far riottenere a suo figlio un lavoro fisso.
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