Prima indagine sui gruppi musicali amatoriali e Covid-19
Questa ricerca è stata avviata e condotta da Associazione Italiana Musicisti Amatori – AIMA – APS nel periodo che va dal 18 al 30 novembre 2020.
Il sondaggio è stato inviato alle orchestre sinfoniche, ensemble da camera, orchestre di fiati, bande, fanfare, orchestre di strumenti a plettro, gruppi di musica antica registrati sulla mappa delle orchestre amatoriali italiane creata da AIMA e contemporaneamente pubblicato sui social network. Hanno potuto rispondere sia enti formali sia gruppi che agiscono informalmente. Tutti sono accomunati dal fatto che i loro musicisti suonano per hobby e su base volontaria, senza limiti di repertorio o di età dei loro partecipanti.
I rispondenti sono stati per la maggior parte musicisti e soci delle orchestre e delle associazioni di musica amatoriale italiane, spesso anche i loro Presidenti o i membri del Consiglio Direttivo. Più di rado hanno invece risposto il Direttore d’orchestra o i tutor e gli insegnanti.
Il campione dei gruppi esaminati non è esaustivo né rappresentativo dell’intero panorama italiano. Tuttavia – data l’esiguità dello stesso e la scarsità di informazioni disponibili a riguardo – questa indagine costituisce senz’altro un contributo unico nel suo genere per la formazione di un quadro della diffusione e delle caratteristiche della dei gruppi musicali amatoriali nel nostro Paese.
L’indagine nasce dalla voglia di sfruttare la momentanea interruzione delle attività per cercare di capire chi sono, quanti sono e quale ruolo hanno i gruppi musicali amatoriali presenti in Italia. Insieme a questo, il desiderio di sapere come hanno reagito di fronte all’emergenza sanitaria e come si stanno organizzando per proseguire la loro attività.
Scopo finale è quello di stimolare il riconoscimento della musica amatoriale da parte delle istituzioni culturali nazionali e di migliorare e ampliare il network già presente sulla mappa delle orchestre amatoriali italiane creata da AIMA, partendo dalla reciproca connessione tra i partecipanti all’indagine. L’indagine sarà condivisa con il pubblico, con gli stessi partecipanti e anche con il network internazionale di cui AIMA fa parte, composto dal WFAO (World Federation of Amateur Orchestras), EoFed (European Federation of Amateur Orchestra) e dai due network di musica da camera amatoriale: ACMP (Amateur Chamber Music Players, USA) e i Cambristi Europa.
PARTE 1 – LE ORCHESTRE E LA MUSICA AMATORIALE IN ITALIA
La musica amatoriale in italia
I gruppi
I musicisti
Distribuzione geografica
Origine e storia
Repertorio
Organizzazione delle attività
Concerti
Il rapporto con i professionisti
Struttura formale
PARTE 2 – LA REAZIONE ALL’EMERGENZA SANITARIA
L’impatto dell’emergenza
I protocolli di sicurezza
La ripresa delle attività a giugno
La reazione alle limitazioni
PARTE 3 – NETWORKING E RETI DI ORCHESTRE
APPENDICE – UNA TESTIMONIANZA DALL’OLANDA
PARTE 1 – LE ORCHESTRE E LA MUSICA AMATORIALE IN ITALIA
LA MUSICA AMATORIALE IN ITALIA
Nonostante la vastità del suo patrimonio musicale, l’ampio numero di scuole di musica sia pubbliche (88 conservatori/università) sia private e un tasso di alfabetizzazione musicale dei ragazzi molto alto (il 60% dei ragazzi tra 10 e 17 anni ha suonato o suona uno strumento), il settore della musica amatoriale in Italia non è affatto sviluppato e, soprattutto a livello formale e istituzionale, non gode ancora di grande considerazione.
Come raccontato da diversi musicologi e sociologi della musica, tra cui Delfrati, Lattes e Sorce Keller, questo accade perché in Italia viene insegnato da generazioni che “non si suona gratis” e che chi suona “deve essere un professionista”. Non esiste ancora l’idea che la musica possa essere anche un hobby non per forza inserito in un percorso didattico, che può occupare il tempo libero di chi suona ma non per lavoro.
Così anche se diventa ogni giorno più evidente che fare il musicista non può essere una valida occupazione per tutti (e certamente non per tutti e 20.000 gli attualmente iscritti ai corsi AFAM), chi non intraprende la carriera di musicista, anziché continuare a divertirsi a suonare coltivando la propria passione, è spinto ad appendere lo strumento al chiodo.
Date queste basi non ci possiamo aspettare che dopo anni di educazione musicale di stampo esclusivamente professionalizzante sia facile oggi iniziare a costruire una tradizione musicale amatoriale di musica classica in Italia. Eppure questa ricerca evidenzia che un mutamento è già in atto, che negli ultimi 20 anni stanno nascendo molte orchestre amatoriali nuove, organizzate prevalentemente in associazioni no-profit, i cui membri suonano per hobby e su base volontaria, senza limiti di età. E questi gruppi costituiscono sempre più una risorsa fondamentale per l’intero comparto musicale.
I GRUPPI
Le orchestre che hanno partecipato all’indagine sono molto diverse tra loro per repertorio, strutture, composizione e organizzazione. Alcune non sono nemmeno semplicemente orchestre, ma si articolano in vari sottogruppi, che almeno in un caso contano sia un ensemble strumentale sia un coro. Sebbene dunque abbiano risposto 36 diversi enti, sono in realtà 40 i gruppi musicali amatoriali che hanno partecipato alla nostra indagine.
I MUSICISTI
Il panorama in fatto di musicisti è socialmente assai diversificato e si va da gli ensemble a carattere fortemente internazionale alle bande tradizionali, da quelli in cui “ci sono molte donne” a quelli composti solo da medici e personale ospedaliero. In ogni caso, in media, ogni gruppo è composto da circa 35 musicisti e in totale sono oltre 1400 i musicisti amatori rappresentati in questa indagine.
In particolare, tutti i gruppi esaminati sono composti da un minimo di 7 fino a oltre 50 musicisti. Questi musicisti sono prevalentemente adulti e nessuna orchestra è composta solo da ragazzi minorenni.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
La distribuzione dei rispondenti, per quanto non offra uno spaccato fedele della situazione italiana, significativamente riflette la distribuzione delle orchestre nella mappa delle orchestre amatoriali creata da AIMA (nella prossima pagina), con cui ha uno stretto legame.
Più della metà (56,8%) dei gruppi intervistati ha sede in Lombardia. Seguono il Veneto (10,8%) e il Lazio (8,1%). Puglia, Piemonte, Campania e Trentino Alto Adige hanno invece 2 orchestre ciascuna, pari al 5,4% del totale. Chiudono il gruppo le Marche, con un ensemble musicale amatoriale. Non abbiamo invece avuto risposte dalle altre regioni, seppure abbiamo notizia della presenza di gruppi amatoriali anche in Toscana e in Sicilia.
Se nelle grandi città questi gruppi sono efficaci luoghi di socialità, in particolare per quanti si trasferiscono dall’estero per lavoro, è difficile sottovalutare quanto sia importante il ruolo di divulgazione musicale e di presenza nelle celebrazioni civiche (laiche e sacre) nelle città più piccole.
ORIGINE E STORIA
Come si vede dal grafico sottostante, sebbene esistano gruppi amatoriali con un’origine antica, la maggior parte dei gruppi musicali che hanno partecipato all’indagine è nata nel nuovo millennio. E addirittura negli ultimi dieci anni l’incremento della nascita di nuovi gruppi sta diventando sempre più pronunciato (ben 19 orchestre sono state fondate negli ultimi 10 anni), la qual cosa potrebbe segnare un importante cambiamento nella struttura sociale dietro alla cultura musicale italiana.
Ma chi sta dietro alla nascita di questi gruppi? Nelle associazioni già costituite è di solito un gruppo di soci ad attivarsi, mentre nelle università è un gruppo di studenti e docenti appassionati di musica che si rivolge al Rettore per fondare un nuovo gruppo. Altri gruppi nascono invece all’interno di istituzioni educative o professionali già costituite, la maggior parte delle volte su iniziativa di un singolo maestro.
Tuttavia – a parte quando all’origine del gruppo c’è una fusione di gruppi già esistenti (fenomeno comunque non secondario, specialmente per le bande e le orchestre a plettro) – la maggior parte dei gruppi amatoriali è nata da un gruppo di amici appassionati che ha deciso di unire le forze per creare una nuova orchestra (e di conseguenza un’associazione), talvolta con l’accordo e il supporto di un maestro, più spesso senza. Appare dunque evidente anche il ruolo educativo di queste orchestre, in quanto a diffusione di un sano spirito di collaborazione culturale.
REPERTORIO
Il repertorio di queste orchestre è estremamente vario e si va dalla banda tradizionale all’orchestra, dai gruppi di musica antica a quelli specializzi sui repertori meno noti, alla musica contemporanea.
In generale prevalgono le orchestre sinfoniche, 16, composte in media dai 30 ai 50 elementi, più una diciassettesima orchestra filarmonica (che aggiunge alle tradizionali sezioni di fiati, archi e percussioni anche pianoforti e chitarre).
Seguono 9 bande e orchestre di fiati e – sebbene l’indagine non sia destinata in particolare ai gruppi vocali e ai cori – anche 4 cori, di cui uno blues.
Ci sono poi anche 3 ensemble che si dedicano alla musica antica e uno in particolare a quella rinascimentale con strumenti originali (o copie). E sono 3 anche gli ensemble moderni: 1 jazz, uno di musica etnica-folk e una band R&B. Chiudono la galleria 2 orchestre a plettro.
Tuttavia, la forma non riflette esattamente la sostanza e, se è vero che 3 gruppi su 4 si specializzano su un particolare repertorio, è vero anche che le loro scelte sono equamente distribuite tra musica antica, classica e contemporanea. Il restante quarto dei gruppi, il 24,3%, è invece a suo agio lungo tutto l’arco temporale musicale e suona qualunque tipo di musica senza una reale specializzazione.
ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITÀ
La stragrande maggioranza dei gruppi organizza prove settimanali alla fine della giornata lavorativa. Queste prove si svolgono nei giorni feriali e in orario serale, per una durata complessiva compresa tra le 2 e le 3 ore, tuttavia alcuni gruppi si ritrovano a provare anche nel week end.
Sebbene questa sia la struttura prevalente, non mancano i gruppi che fanno prove bisettimanali, trisettimanali o addirittura mensili. Così come non mancano – dal lato opposto – gruppi che fanno 2 prove a settimana o (in un caso) addirittura 4.
Molto frequente è anche l’abitudine di effettuare prove aggiuntive nei giorni che precedono un concerto. Così come quella di fare ogni tanto prove a sezioni, sebbene la maggior parte dei gruppi si concentri sull’insieme.
Come si vede dal grafico soprastante, la maggior parte dei gruppi svolge tra 5 e 10 prove prima di ogni concerto. Un solo gruppo struttura solo pochissime prove immediatamente a ridosso delle produzioni.
CONCERTI
Tradizionalmente la divisione essenziale tra musica amatoriale e musica professionale riguardava il fatto di esibirsi in pubblico: i musicisti amatori erano quanti si dedicavano essenzialmente all’esibizione privata (spesso per il solo piacere della lettura di quartetti, riduzioni sinfoniche, arie d’opera trascritte), mentre i musicisti professionisti erano quanti si dedicavano all’esibizione pubblica. Nel nuovo millennio, tuttavia, il quadro appare radicalmente mutato: nessuno dei gruppi intervistati si esibisce solo in ambito privato o non si esibisce affatto.
Tutti i gruppi, anzi, tengono concerti aperti al pubblico, anche se è ampia la varietà in quanto al loro numero annuale: circa metà dei gruppi svolge tra 5 e 10 concerti annuali, tuttavia un terzo dei gruppi intervistati ne fa ben più di 10 (con due gruppi che si distinguono per riuscire a mettere in scena oltre 20 concerti in un anno), mentre all’opposto solo un gruppo su cinque fa meno di 5 concerti ogni anno.Da notare che oltre ai concerti nella forma tradizionale alcune orchestre – anche se non la maggioranza – svolgono anche lezioni-concerto, prove aperte e concerti in collaborazione con altre orchestre, bande o ensemble.
IL RAPPORTO CON I PROFESSIONISTI
I musicisti amatoriali sono una fondamentale spinta economica per l’industria musicale: acquistano libri, cd, spartiti, strumenti, accessori, biglietti per i concerti, gadget, inoltre rappresentano una categoria di – per così dire – “supertifosi”, perché non solo continuano a prendere lezione anche in tarda età, ma trasmettono ai loro figli tale educazione, facendoli iniziare a studiare qualche strumento.
A testimonianza di quanto detto, le orchestre, le bande, i cori amatoriali sono anche un fondamentale campo di lavoro (ma anche di divertimento e di esperienza) per i musicisti professionisti, dal momento che hanno sempre bisogno di insegnanti di musica e musicisti professionisti per tutoraggio, direzione musicale, formazione ecc…
Come si vede dal grafico sottostante, che mostra il tipo di collaborazione in atto tra professionisti e orchestre amatoriali, più della metà dei gruppi impiega dei musicisti professionisti come tutor musicali, direttori d’orchestra o come aggiunti in caso di qualche defezione dell’ultimo momento. L’intero sviluppo di questo settore – oltre che auspicabile di per sé – potrebbe essere un enorme serbatoio di lavoro e di esperienze.
Non solo, molti gruppi non limitano la loro attività all’orchestra o all’ensemble ma organizzano anche workshop, lezioni (individuali e di gruppo), conferenze, corsi, o musica in formazione ridotta, concorsi, musica da camera e persino festival musicali.
STRUTTURA FORMALE
Come abbiamo visto, le orchestre amatoriali sono ricche di progetti diversificati e includono spesso (anche se non sempre) sia amatori sia professionisti, giovani e meno giovani, studenti e diplomati. Alcune sono autogestite, altre invece sono parte di enti più grandi con vari progetti musicali al loro attivo, mentre circa il 13,5% è il frutto di un progetto educativo di una scuola di musica (13,5%).
In generale, per svolgere tutte queste attività la maggior parte dei gruppi (il 54,1%) è organizzato in un’associazione no-profit (tra le cui diverse forme la preferita sembra essere quella dell’Associazione di Promozione Sociale o APS).
Una percentuale dei gruppi non è ancora formalmente costituito in nessun ente (16,2%) ma molti di questi dichiarano di voler costituire un’associazione.
Le orchestre universitarie sono due, ma entrambe le rispondenti annoverano diversi gruppi al loro interno (tra cui un coro). Infine, più rari ma ugualmente presenti, sono i gruppi musicali ospedalieri e quelli nati come spin-off di un’orchestra professionale.
PARTE 2 LA REAZIONE ALL’EMERGENZA SANITARIA
L’IMPATTO DELL’EMERGENZA
A causa della pandemia da Covid-19 l’Italia è stata soggetta a lockdown da marzo 2020 e solo a giugno 2020 – con l’inizio della “Fase 3” e la riapertura – le Istituzioni locali e nazionali hanno dato il loro via libera alla ripresa delle attività musicali e a quelle dei cosiddetti circoli ricreativi.
Per molte realtà lo stop è stato un “disastro”: si sono persi concerti e tutti gli scambi e le collaborazioni programmate. Inoltre i musicisti stessi si sono esercitati molto di meno:
“L’assenza di un obiettivo di esibizione vicino rende più faticosa la pratica; inoltre, le difficoltà specifiche dell’esecuzione d’assieme nella pratica individuale scompaiono, quindi quando ci si ritrova si è molto indietro”.
E per molti gruppi la situazione si ripropone identica anche nel Novembre 2020:
I PROTOCOLLI DI SICUREZZA
Alla riapertura di giugno, tutte le attività hanno dovuto subire radicali cambiamenti per rispettare le normative di prevenzione in vigore e si è reso necessario adottare dei protocolli anti contagio per i musicisti e ovviamente anche per il pubblico che assisteva a eventuali concerti o iniziative. A questo proposito, citiamo il protocollo proposto dal Tavolo Permanente delle Federazioni Bandistiche Italiane, elaborato in collaborazione con AIMA, conosciuto da oltre l’80% degli intervistati. Le orchestre universitarie, inoltre, prima dell’estate avevano già sviluppato un protocollo in linea con le disposizioni governative in materia e con il supporto dei responsabili sulla sicurezza.
In generale, le norme governative e regionali richiedevano di informare gli associati di tutta la normativa e delle relative misure di sicurezze. Tra queste si richiedeva, quando possibile, di effettuare attività all’aperto. I luoghi chiusi avrebbero dovuto essere aerati e opportunamente sanificati. I musicisti hanno dovuto applicare le misure di distanziamento fisico e indossare le mascherine, è stato fornito gel igienizzante per le mani ed è stata resa obbligatoria la prenotazione e la registrazione sia del pubblico (per assistere ad eventuali concerti o per partecipare agli eventi) sia dei musicisti per partecipare alle prove e a tutte le iniziative.
LA RIPRESA DELLE ATTIVITÀ A GIUGNO
Quasi tutti i gruppi hanno mostrato grande adattabilità in questo periodo, poiché norme e protocolli hanno subito variazioni continue (si sono susseguiti almeno 6 diversi DPCM con regole differenti in soli 4 mesi di attività). Ma sono state anche in grado – tra giugno e ottobre – di ricominciare le proprie attività in più di 8 casi su 10.
Inoltre, anche se le prove sono potute riprendere quasi per tutti, ma almeno per la metà degli intervistati è stato comunque impossibile effettuare un vero e proprio concerto.
LA REAZIONE ALLE LIMITAZIONI
I gruppi intervistati hanno mostrato tre caratteristiche fondamentali, oltre alla grande adattabilità già rilevata per rispondere alle norme e alla situazione in generale: una forte motivazione, una grande responsabilità e molta creatività.
Generalmente, è stato rilevato un alto livello di entusiasmo alla ripresa delle attività e più di un intervistato ha raccontato che i musicisti erano tutti molto motivati e vogliosi di suonare. Ma non c’è soltanto questo: in alcuni casi i gruppi si sono scoperti più organizzati e più responsabili e capaci di gestire la situazione di quanto pensavano:
“Seri… le persone mi avvisavano anche se un figlio o un amico aveva la febbre, anche se avevano il raffreddore da allergia… e noi abbiamo tenuto tutti lontani. Abbiamo fatto più prove a sezione e tenuto aperte le finestre anche se faceva freddo. Abbiamo addirittura cercato di tenere la gente a casa… un anno prima era difficile trovare musicisti e quelli che c’erano erano dei pasticcioni che non venivano alle prove senza avvisare… quest’anno erano tutti super-motivati e precisi.”
Insomma qualcosa di buono questi gruppi sono riusciti a ricavare anche da una situazione emergenziale. Ed anche se a fine ottobre (ed è questo proprio il contesto di questa indagine) un nuovo lockdown ha nuovamente bloccato tutte le attività musicali non professionali, l’ottimismo – seppur nella difficoltà – è per molti ancora il sentimento prevalente:
“Potrebbe essere stata la morte associativa di una banda molto valida ma che, per scarsità di cultura musicale del paese, fa già fatica in tempi ordinari a trovare allievi e occasioni per esibirsi; grazie però a gran parte dei componenti è stata e sarà un’occasione per elaborare nuove strategie e progetti per il futuro. Obiettivo: promozione battente per un ampliamento definitivo dell’organico salvaguardando la qualità musicale e umana attuale.”
In alcuni casi l’emergenza è stata molto sentita, come racconta il Presidente di un gruppo lombardo:
“Se devo dire una differenza, nella prima ondata (a marzo o aprile) nessun musicista era malato. Invece adesso a novembre – nonostante siamo tutti in casa da 3 settimane – ho almeno 20 soci malati… Non si sono contagiati da noi ovviamente, ma il virus qui corre molto veloce. Dunque penso che almeno fino a fine gennaio non faremo nulla.”
Un’altra nota positiva è la creatività che affianca la motivazione profonda di questi gruppi. Lo stesso intervistato racconta infatti che:
“Stiamo organizzando degli incontri online. Avevamo provato con i video a mosaico ma la resa non è il massimo ed è complicato per il montaggio, ma i nostri musicisti si sono entusiasmati con i webinar online con il direttore d’orchestra. Probabilmente ne faremo uno ogni 15 giorni, al posto delle prove.”
Tra le forme che queste attività hanno preso e possono prendere ci sono:
- registrazioni su Youtube
- lezioni online (individuali o collettive)
- supporto online per lo studio
- condivisione di idee e programmazione condivisa
- realizzazione di materiale promozionale
- mantenimento dei contatti tra i componenti tramite chat
- musica da camera in streaming
- lezioni di teoria musicale
- prove sezione in videoconferenza
- audizioni
- produzione di brevi prodotti audiovisivi
- multivideo (ogni strumentista registra la propria parte da casa)
- lezioni all’aperto
- video-editing di pregressi concerti da proiettare ad eventi
- musica dal vivo in chiesa solo con i musicisti residenti nello stesso comune
- networking con altri gruppi
- questa stessa indagine
Certo, la presenza è insostituibile. E per molti gruppi che già in tempi normali riuscivano a riunirsi con difficoltà questa situazione è stata un crocevia, ma per tutti ora la vera sfida è cercare di non far perdere l’entusiasmo e l’attaccamento al progetto dei singoli musicisti. E al momento una buona parte ci sta riuscendo con attività a distanza.
PARTE 3 – NETWORKING E RETI DI ORCHESTRE
Tra le caratteristiche che contraddistinguono la relazione tra le orchestre amatoriali italiane e l’emergenza che hanno vissuto, senza dubbio la capacità di networking ha un ruolo chiave.
Non solo per la diffusione che ha avuto il protocollo di sicurezza proposto dal Tavolo Permanente delle Federazioni Bandistiche Italiane, elaborato in collaborazione con AIMA, conosciuto da oltre l’80% degli intervistati. E non solo per la grande risposta che ha avuto l’iniziativa stessa di questo sondaggio. Ma soprattutto perché quasi tutte le realtà si sono dimostrate interessate a stabilire relazioni con altre orchestre simili e restare in contatto.
In apparenza questo dato sembra contrastare con il fatto che meno del 40% dei gruppi intervistato è affiliato a un qualche ente federale (regionale, nazionale o internazionale). Tuttavia il dato assume un altro significato se guardiamo al tipo di orchestre che vi sta dietro.
Le bande sono infatti quasi tutte associate (6) ad ANBIMA (Associazione Nazionale delle Bande Italiane Musicali Autonome, dei Gruppi Corali e della Musica Popolare Italiana) o al Tavolo Permanente delle Federazioni Bandistiche Italiane, mentre i cori lo sono a Feniarco (Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali) tramite varie associazioni corali regionali.
Lo stesso si può dire delle orchestre a plettro, affiliate alla Federazione Mandolinistica Italiana, e delle orchestre universitarie, che sono parte della ENUO (European Network of University Orchestras).
La mappa delle orchestre amatoriali italiane di AIMA rappresenta invece, per la maggior parte delle orchestre sinfoniche amatoriali che hanno risposto al sondaggio, l’unica attività di networking. Anche se non è una reale federazione, 1 orchestra su 3 si è già registrata e questa proporzione sale tra le orchestre e i gruppi non federati a nessun ente superiore o federazione.
Questo dato è coerente con il bisogno di relazione segnalato in questa indagine.
Non tutti naturalmente hanno l’esigenza di fare rete con gli altri perché, come scrivono i loro membri:
“il direttore è poco incline a questo tipo di interazione”
oppure per altri motivi. Del resto non hanno partecipato al sondaggio nemmeno tutte le orchestre registrate sulla mappa.
Tuttavia è innegabile che il sentimento prevalente sia quello di trovare comunque interessante la possibilità di condividere notizie e fatti inerenti alle proprie attività e confrontarsi su repertorio, insegnamento, direzione, gestione e strategie per reclutare nuovi musicisti…
“Ci interessa conoscere e imparare dalle esperienze altrui” sottolinea qualcuno, mentre altri si dichiarano “assolutamente disponibili a fare squadra e al confronto, sia per unire le forze in questo momento storico difficile, sia soprattutto per la preziosa occasione di arricchimento data dalla conoscenza di altre realtà.”
Infine, c’è chi si lancia oltre e sarebbe desideroso di lavorare insieme per poter ampliare il repertorio o magari per effettuare scambi artistici e culturali (e anche per risolvere qualche problema di organico…)