Costruire la città con la musica: il caso South Oxhey
South Oxhey è il luogo di un famosissimo caso di uso sociale della musica al fine di riqualificare un’area disagiata attraverso la partecipazione culturale e le arti performative e ha dato origine a una serie televisiva andata in onda anche in Italia. Nel programma, il giovane direttore di coro Gareth Malone cercava di aggregare la comunità di South Oxhey attraverso la costituzione di un coro amatoriale.
South Oxhey
Più che legato al sogno delle Garden Cities o delle stesse ambizioni di un pur immenso e facoltoso Country Club, South Oxhey è il risultato indiretto di un immenso progetto di ammodernamento dei treni e dei segnali ferroviari, il Direct Current, che – per connetterlo alla città – ha tagliato in due un piccolo sobborgo alla periferia di Londra.
La prima ragione del ripopolamento della cittadina venne dalle numerose evacuazioni di Londra durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma fu la presenza del treno elettrico a spingere gli sfollati e gli abitanti delle baraccopoli a mettere qui radici. Nelle interviste realizzate per il programma si racconta che già negli anni ’50 South Oxhey si stava riempiendo e molte delle persone che arrivavano lavoravano a Londra. Quando poi è stata ultimata la stazione di Carpenders Park le biglietterie degli uffici si sono rivelate un zona ideale per ospitare passeggeri e sono state messe una macchina che dispensava latte (al costo di sei pence) e alcune per il cioccolato. Erano macchine in ghisa solide e primitive agli occhi di oggi, ma la loro esistenza era il segno di una comunità ampia di persone che utilizzavano treni tutto il giorno e spesso anche tutti i giorni.
Sempre tra i tardi anni ’50 e i primi anni ’60 venne costruita la stazione dell’Overground di Carpenders Park, facendone un sottopassaggio di collegamento tra Carpenders Park e South Oxehy, l’altro lato della ferrovia. Senza bisogno di andare nel nuovo mondo dunque, dopo la guerra molti potevano ricostruirsi una vita ed andare a lavorare guardando il verde dal treno. Nonostante un grave incidente ferroviario nel 1952 il sogno non si infranse, anzi, fu occasione di riscatto: a South Oxhey venne costruita una nuova area edile sui terreni parte di Oxhey Palace, di proprietà della famiglia BlackWell. A differenza del sobborgo a Ovest della stazione, Carpenders Park, le cui abitazioni sono state costruite da privati, South Oxhey venne però acquistata e gestita dal London City Council prima e dal Grater London Council dopo, anche se formalmente appartiene all’HerfortShire e non alla Great London Area.
I nuovi residenti, che dapprima vagarono a lungo in attesa della costruzione delle case, che tutti raccontano fu corredata di inefficienze e incomprensioni (orari, mappe e luoghi cambiavano in continuazione), diedero vita a un esperimento del tutto inusuale. Sia perché si trattava di una proprietà pubblica, sia perché si stava costruendo da un lato un senso di unità e di comunità tra le persone di South Oxehy in attesa di una casa pubblica, dall’altro una certa rivalità con quanti vivevano “al di là della ferrovia”, in belle case private di loro proprietà.
Nel 1952 venne edificata la nuova chiesa di All Saints nella zona sud del nuovo centro urbano e negli anni seguenti St Alphage (come era stata ribattezzata la parrocchia di St Matthiews in Carpenders Park) risentì di un grosso incendio scoppiato nel maniero dei BlackWall e dovette essere restaurata. Da allora non fa più parte della parrocchia (anche se resta resta uno degli edifici più vecchi del sobborgo) e All Saints divenne una parrocchia separata cui faceva riferimento tutta la comunità, sia la povera South Oxehy sia la ricca Carpenders Park. Tuttavia, nonostante la nuova chiesa e l’introduzione nel 1980 del diritto di acquistare le case pubbliche, che ha portato molti abitanti di South Oxhey ad acquistare le loro case, arrivando nel 2007 a oltre il 70% di proprietà private, c’erano ancora evidenti segni di mancata integrazione tra le due parti della città e un senso diffuso di mancato riconoscimento da parte di quegli abitanti che per anni avevano usufruito di una condizione da un lato di privilegio, dall’altra di ghettizzazione, da sempre in qualche modo ricusata.
Questa situazione è all’origine nel 2009 di un progetto di partecipazione ormai famoso in tutto il mondo: una serie televisiva in cui il giovane direttore di coro Gareth Malone cerca di aggregare la comunità di South Oxhey attraverso la musica. Il direttore partirà proprio dalla chiesa, scelta come luogo delle prove, tanto importante per la comunità che, quando nel 2000 dovette essere demolita perché conteneva quantità pericolose di amianto, i cittadini la finanziarono con una vasta campagna di raccolta fondi, realizzando anche un nuovo centro polifunzionale.
Se South Oxehy certo non è stata una Garden City, ha dato comunque vita ad un esperimento di housing sociale inusuale nel sistema britannico e forse al più importante caso di uso della musica a scopo sociale e su base locale degli ultimi anni. Un eccellente caso di riqualificazione urbana tramite la musica.
I cori come trait d’union urbano
L’8 ottobre 2008 oltre duecento persone hanno risposto all’appello del maestro di cori Gareth Malone dando vita al South Oxhey Community Choir. Il coro si compone di persone provenienti da tutte le parti del sobborgo, che godeva non certo di buona reputazione. Per nove mesi le prove sono state filmate dalla BBC per la serie chiamata “The Choir: The Unsung Town” (la città non riconosciuta), andata in onda per la prima volta sulla BBC Two il 1 ° settembre 2009.
Già in “Military Wives” Gareth Malone, convinto che la musica potesse unire e aiutare le persone, preparava e dirigeva un coro formato dalle mogli dei militari appartenenti ad alcuni reggimenti che in missione in Afghanistan (in realtà due diversi cori con le mogli di soldati di diverse basi uniti per il concerto finale). Il coro canterà un brano scritto appositamente sulla base delle lettere scritte da queste mogli durante un’esibizione straordinaria alla Royal Albert Hall in occasione della cerimonia di Commemorazione dei Caduti, evento comunque di risonanza nazionale importante.
Dopo quel primo tentativo il direttore e la troupe della BBC hanno coinvolto via via persone e gruppi della comunità locale: dai bambini delle scuole (in modo che per la prima volta i ragazzi della parte ovest della città vedevano le ricche scuole dell’est e viceversa) ai giovani nei pub, dalle signore anziane ai lavoratori. I cori alla fine erano quattro: un coro di bambini che si trovava a prova alternativamente in una e due scuole della città, quella di South Oxehy e quella di Carpenders Park, un piccolo coro blues degli amici del pub, un coro centrale per tutti gli adulti che provava nel centro polifunzionale e il coro complessivo che raggruppava tutti. C’erano anche diversi solisti, provenienti dai diversi cori.
The Unsung Town comincia mostrando Malone che setaccia la città alla ricerca di reclute per il suo coro. L’insistenza nonostante le prime diffidenze inizia a dare i suoi frutti e quando arriva la data della prima prova tutti restano stupiti dall’affluenza. Con solo sei prove alle spalle, desideroso di svelare il suo nuovo coro al resto della comunità, Gareth fissa la loro prima esibizione nel centro commerciale locale e tre mesi dopo l’avvio, organizza uno spettacolo in una delle sale da concerto più imponenti della regione, estendendo il progetto ai bambini di South Oxhey, che si avviano alla loro prima esibizione in assoluto davanti ad un pubblico di genitori ed amici. L’obiettivo per entrambi i cori diventa a quel punto assaporare l’emozione di un concerto davanti a un pubblico più esigente e consolidare un repertorio non solo moderno, ma anche classico e con testi in latino.
La conclusione della serie vede nascere un festival corale sui campi sportivi in modo da creare un momento per tutta la comunità e mettere insieme il più grande evento che questa zona abbia mai visto. Con l’aiuto degli abitanti, delle istituzioni locali e della BBC il nuovo Festival di South Oxhey inizia gradualmente a prendere forma e Gareth riunisce i componenti del suo progetto per formare un grande coro senza precedenti, composto dal coro dei bambini, i coro blues e quello degli adulti, che canteranno per la prima volta tutti insieme al Festival. La speranza è quella che gli abitanti di South Oxhey incomincino a prendere a cuore il loro nuovo Community Choir.
Come parte della serie TV ci sono stati concerti in diverse altre occasioni oltre al momento culminante della prima serie televisiva: concerti sono stati organizzati alla St Albans Abbey, al Watford Colosseum e alla Central Hall Westminster e la Camden’s Roundhouse. Il coro ha anche inciso un CD, sempre con Gareth Malone e come parte della serie, negli studi di Abbey Road (lo studio della EMI in cui sono passati, tra gli altri, London Symphony Orchestra e i Beatles). Le due serie così registrate andarono in onda a partire dal settembre 2009 sulla BBC (e in Italia nel 2011 e 2012 su Rai 5). L’esperienza del coro però non si è conclusa qui.
Per due anni dopo la conclusione della registrazione TV Gareth Malone ha continuato ad esserne il maestro e oggi continua a dare il suo sostegno come membro onorario, avendone lasciato la guida al suo collaboratore Simon Wookey. A questo punto la nostra storia si divide in due. Da un lato, come vedremo qui sotto, il progetto televisivo della BBC assumerà nuove forme, in particolare giovanili, dall’altro il coro di South Oxhey, senza più televisione e le luci della ribalta, continua comunque la sua opera quotidiana di potenziamento dei legami sociali sul territorio di questa piccola comunità. Di questo secondo aspetto parleremo diffusamente nel prossimo capitolo.
Malone intanto ha continuato la sua esperienza con i cori giovanili, che hanno avuto spazio in altre tre serie, intitolate “Debutto all’opera”, “Lezione Straordinaria” e “I ragazzi non cantano”. In questo modo l’idea, sentimental-nazionalista all’epoca di Military Wives, urbanistica in “The Unsung Town”, si è trasformata ancora una volta, dando origine a un progetto di sviluppo e integrazione giovanile.
In “Debutto all’opera” vengono selezionati preparati circa cinquanta adolescenti, senza particolare esperienza musicale, che si dovranno esibire in un’opera inedita rappresentata nel teatro di Glyndebourne. I giovani provengono dalle scuole dell’Inghilterra meridionale, ma anche nei centri sociali e ricreativi dei quartieri popolari, e persino dai centri di assistenza per giovani con precedenti penali. Per tutti, sarà l’inizio di un viaggio alla scoperta di un genere per loro quasi del tutto nuovo, alternando arie della “Carmen” al rap.
In “Lezione Straordinaria” la scuola elementare Pear Tree Mead nell’Essex dà al direttore un incarico piuttosto ambizioso: capire perché i bambini, rispetto alle bambine, restano indietro in alcune attività didattiche, come la lettura e la scrittura, cercare di far recuperare, in poche settimane, parte di questo svantaggio attraverso modalità d’insegnamento non esattamente tradizionali: scrivere da soli una commedia da recitare davanti a tutti nel teatro cittadino.
Infine, in “The Boys don’t sing”, presso la Lancaster School di Leicester, ragazzi tra gli 11 e i 16 anni che vivono una realtà multietnica e turbolenta formano un coro maschile con l’obiettivo di presentarsi ad un concorso nazionale per cori scolastici e raggiungere le finali alla Royal Albert Hall di Londra.
In conclusione, la serie televisiva, partita come modo per unire le mogli dei soldati britannici di stanza in Afghanistan, ha avuto un breve interludio come progetto di creazione di società in un territorio difficile: South Oxhey. Là ha dato vita anche ad un coro propriamente amatoriale, mentre la serie televisiva ha proseguito, con Gareth Malone, nella direzione dell’enactment dei giovani come forma di integrazione e di stimolo all’educazione, tornando in certo modo alle origini del Settlement Movement: un giovane direttore borghese (supportato da un colosso della comunicazione quale la BBC) che presta la sua opera a scopo filantropico presso comunità disagiate.
Da coro a comunità
Come racconta Chris Rogers, il tesoriere del coro, esso si è costituito in associaizione dopo la fine del progetto BBC, con una propria organizzazione e un merchandising per l’autofinanziamento. Dal punto di vista dei musicisti, conta oggi circa 125 membri, anche se in parte rinnovati rispetto al passato: oggi la maggior parte di loro sono persone adulte, soprattutto donne. Anche la metà dei tenori sono donne e la maggior parte dei pezzi del repertorio sono stati arrangiati appositamente dal Direttore Musicale.
Il repertorio è stato accuratamente descritto come “I Classici più desiderati, dalla classica al pop”, e vanno infatti da Vivaldi e Mozart ai Coldplay, Carly Simon e Sting. Con l’eccezione di estratti Gloria di Vivaldi, nessun pezzo dura più di quattro minuti e non vi è mai alcuna garanzia che venga effettivamente incluso nel programma del concerto, deciso anche in base all’umore della platea. Sebbene dunque i cori giovanili di South Oxhey si siano sciolti e Gareth Malone abbia abbandonato la serie, il coro continua a fare spettacoli regolari tre o quattro volte l’anno, in occasione di eventi nell’Hertfordshire e nel Sud-Est dell’Inghilterra. Ma non sono i risultati musicali il risultato principale del progetto.
Questo episodio mostra invece quanto la musica possa ispirare il cambiamento non solo in quanto sbloccante dello status quo, ma anche come campo pratico per testare le proprie aspirazioni, concordarle con altri e ottenere per questo un riconoscimento allo stesso tempo individuale e collettivo. E la pratica amatoriale della musica è una fonte di prezioso apprendimento per i policy maker contemporanei e del futuro.
Innanzitutto va detto che c’è chi ha stroncato quasi in toto questo format televisivo socio-musicale, come la critica televisiva Jane Bellafante (2010), quando si parlò di un debutto della serie anche oltreoceano (su BBC America): “questo show”, scrive Bellafante, “eccelle a farti sentire male se non ti piace”. “L’occhialuto Gareth Malone” si sforza di “sviluppare cori impressionanti in due scuole inglesi e poi, durante gli episodi finali, tra i residenti della comunità operaia del Sud Oxhey nell’Hertfordshire”. Ma “il lavoro del signor Malone come missionario” è “serioso e quasi clinico nella sua narrazione, con una voce fuori campo durante il primo ciclo di episodi che sembra presa in prestito da un documentario sull’antilope puku della Namibia”. Continua la giornalista del Times: “Mr. Malone, un laureato della Royal Academy of Music, è portatore ovunque vada di una sorta di snobismo magnanimo, è semi-inorridito, per esempio, per la mancanza di una “tradizione corale” e per questo South Oxhey è la prima tappa del suo “tour di nobile delle opere buone per portare una parvenza di una formazione classica alle masse”. E il senso del divario è ulteriormente accresciuto dall’insistenza sul ricordare allo spettatore quanto sia ripida una sfida per i cantanti e il nostro direttore continuano a dirci quale grosso problema ha nelle sue mani. Conclude la critica americana che Malone “mantiene l’obiettivo troppo ben focalizzata su di lui quando invece questo dovrebbe essere itinerante”.
Nel caso di South Oxhey, è dalla Chiesa e dalle comunità di fedeli che è venuto un contributo significativo alla vita civica della città e il programma ha avuto origine dal sacerdote anglicano locale Pam Wise: mentre gran parte della narrazione della serie è incentrata sulle storie di individui, la Chiesa è stata una fonte costante di sostegno, fornendo la base dell’ufficio di Malone e un ricco staff di volontari per l’organizzazione. Tuttavia il progetto non si è immediatamente connotato come religioso. La musica, il suo essere linguaggio universale, ha permesso anzi di evitare questo tema e sfuggire alle ambiguità e di essere davvero un terreno fertile agli scambi tra persone anche estranee alla comunità di fedeli.
Nonostante le dure critiche infatti, è significativo che all’inizio delle prove della serie televisiva, la maggior parte delle persone che partecipava era costituita da “conoscenti, non amici”, racconta uno di loro, ammettendo che non aveva mai nemmeno incontrato molti dei suoi vicini di casa. L’impressione era quella di un insieme di individui, ciascuno dei quali con una storia privata alle spalle, e tra cui la comunicazione era possibile solo in quanto a cortesia quotidiana tra estranei. Ma i mesi di prove insieme li trasformano in qualcos’altro: hanno cominciato a vedersi per prove informali, si sono legati nella pressione condivisa di fare un concerto davanti ad altri, nel fare la strada di ritorno a casa dopo le prove (Malone 2012). Nel format The Choir, a differenza di altri format musicali, come The X Factor, il coro non è un concorso e l’unico premio è un senso di cameratismo e di connessione comune, un premio che tutti vincono.
Il risultato non è dunque solo un senso di solidarietà che precedentemente mancava, ma una spinta all’autostima individuale per aver fatto qualcosa di cui potevano essere orgogliosi. Tra gli adulti Malone, ha scelto come solista una donna di colore che spesso aveva sentito ai margini della città prevalentemente bianca . Ha preso un gruppo di giovani, che in precedenza pensavano di poter fare nulla per rimorchiare a parte bere, e li ha trasformati in una sezione di tenori e fatti cantare ed esibire anche nei pub della zona.
Naturalmente nella serie la resa mette in risalto il massimo effetto “strappalacrime”, evidenziando le storie più toccanti e più cariche di emozione, è la televisione, e altri potranno a ben ragione dire che Malone si è guadagnato tutto il suo prestigio individuale da questi sentimenti, ma è impossibile – come nota Freedland (2011) – falsificare il fatto che, a differenza di tanti altri che sarebbero passati più facilmente ad una trasmissione successiva, Malone rimase come maestro di cappella in Sud Oxhey per altri 18 mesi, senza realizzare nemmeno una ripresa.
Il Community Choir di South Oxhey illustra dunque come il rilancio degli strumenti della società civile locale abbia contribuito a ringiovanire l’orgoglio locale comunità (tra l’altro il coro è citato su numerosi annunci immobiliari nella zona come una delle sue risorse fondamentali e più conosciute). E un aspetto degli strascichi di questa attività, che la rende significativa nei risultati ottenuti sul capitale sociale della zona, è che il coro è riuscito a promuovere un conto alternativo di identità civica meno incline ai risentimenti del passato. Sebbene infatti il BNP – British National Party avesse ottenuto buoni risultati elettorali nel sud Hertfordshire, tra cui l’elezione di un candidato al consiglio della contea, quando il consigliere in questione (Mr Deirdrre Gates) ha offerto mille sterline del suo budget discrezionale al coro in cambio di una performance ad un evento da lui sponsorizzato. Temendo che il nome del gruppo potesse essere utilizzato nella campagna politica del BNP, il membro del Comitato Russ Clancy ha dichiarato al Watford Observer che la sovvenzione avrebbe potuto danneggiare l’immagine multiculturale del coro nella comunità, attirando anche una notevole copertura mediatica (Lancaster Voice, 2009).
Sebbene la produzione di politiche non sia un risultato necessario della partecipazione musicale essa senza dubbio favorisce la creazione di uno spazio esterno alla frustrazione e alla rabbia di gruppi che sono stati marginali. Rivendicazioni conflittuali violente sono spesso reazioni locali a forze strutturali ampie giocate su scala globale, ma attraverso questi gruppi, sebbene spesso non si riesca ad affrontare direttamente questioni di potere o mettere in campo politiche autenticamente redistributive, si può comunque creare una diversa rappresentazione di sé e anche della propria condizione sociale, condividerla con altri, e creare terreno fertile per l’emersione delle contraddizioni, la loro discussione ed eventualmente la loro soluzione.
Se le orchestre e i cori amatoriali venissero riconosciuti come luogo di attivazione della cultura basso, da preferirsi alla divulgazione top down, potrebbero offrire eccellenti basi per l’uscita dalla segregazione e mutare i sogni individuali i aspirazioni concretamente soddisfacibili. Forse i Cori di South Oxhey non hanno prodotto grandi risultati musicali e di certo i limiti della qualità della vita nell’area sono ancora evidenti, tuttavia cantare è stata ed è ancora occasione di slancio, una possibilità, che ancora molti oggi fanno propria, di stare insieme e progettare un futuro al di là di quelle barriere che impediscono l’integrazione.