Musicisti amatori e concerti pubblici nel ‘600 e nel ‘700
Dal Rinascimento al settecento avanzato, anche se non sempre, gli aristocratici erano eccellenti musicisti. E brani musicali che hanno superato le barriere del tempo e suonano oggi familiari alle nostre orecchie, come l’Offerta Musicale di bachiana memoria, erano destinati ad essere suonati a vista dai frequentatori delle ricche corti dell’epoca anche se erano – e continuano ad essere – tutt’altro che facili da eseguire.
Perciò il termine “dilettante” non era il connotato di “scarso”, ma identificava colui che voleva e poteva permettersi di suonare e anzi faceva vanto delle sue abilità, magari durante un sontuoso banchetto. Ed erano abbondanti i casi come quello della famiglia Esterházy – mecenate di Haydn – che assumeva solo personale domestico in grado di fare musica come e quando il padrone lo richiedeva (il lavoro preparatorio dei concerti che davano nelle loro ville era così ridotto al minimo).
Anche in Russia la musica amatoriale è una pratica di vecchia data e addirittura – secondo alcuni autori – spiega in una certa misura l’improvvisa comparsa, altrimenti inspiegabile, della musica russa nel diciannovesimo secolo: Borodin, Balakirev, Dargomizhsky e Glinka sono stati tutti allevati in un’atmosfera musicale e loro stessi erano entusiasti partecipanti a spettacoli da camera.
Non solo: era prassi comune dei compositori, al contrario di quanto avverrà a partire dal Romanticismo, adattare l’opera del loro genio alle caratteristiche del pubblico e dell’organico di cui si disponeva.
Vi era insomma in tutta la musica post-rinascimentale fino al settecento completo una stretta relazione tra il mecenate (che pagava e dunque disponeva) e il compositore/musicista, con compiti musicali sia organizzativi sia educativi.
La musica si diffonde nel ceto borghese
Nello sfarzo seicentesco e settecentesco la raffinatezza della musica amplifica il suo ruolo celebrativo attraverso la sofisticazione estetica. E nel definirsi come immancabile momento di svago per la nobiltà e l’aristocrazia, l’idea di eseguire musica si diffonde anche alla borghesia.
Nell’Europa continentale, sebbene esistesse una musica di città, per contrapporla a quella da chiesa o delle corti, suonata nelle locande o nelle taverne, era comunque diffusa la pratica di suonare per un solo patrono o istituzione. Bisognerà dunque aspettare la rivoluzione industriale per veder giungere il grande cambiamento che porterà questa classe sociale alla ribalta come destinatario finale della gran parte della produzione musicale.
Ma non era così nella Londra del XVII secolo, dove c’erano musicisti che fornivano musica e suonavano per i concerti pubblici o per incontri privati o semi-privati di appassionati. Il puritanesimo poneva in verità grandi limitazioni alla prassi musicale, ma Carlo II sapeva che “negare la libertà ai suoi musicisti di guadagnare al di fuori della corte avrebbe significato rendere impossibile per qualunque compositore o musicista di buon livello accettare un incarico a servizio del Re” (Raynor 1972).
La nascita del concerto pubblico a pagamento
Per la prima volta, nella Londra del XVII secolo, nacque il concerto “pubblico”, che arriverà a prevalere sulla musica di corte e su quella da chiesa, permettendo che l’opera musicale acquistasse una sua autonomia dalle funzioni sociali e civili che l’avevano portata alla ribalta nel rinascimento. Non stupisce che molti storici della musica descrivano tale concerto pubblico come una brillante invenzione di John Banister, allorché cadde in disgrazia davanti al Re.
Secondo alcuni fu licenziato perché si oppose alle politiche del Re che invitava troppi musicisti stranieri, secondo altri furono invece i musicisti a cacciarlo in quanto sottraeva loro soldi). In ogni caso è assodato che questo personaggio, che per molti ha del leggendario, cominciò a pubblicizzare propri concerti a pagamento sul “London Gazette”. Il 15 gennaio 1674 è la prima volta che un concerto di musica classica si svolge a pagamento e al di fuori della corte e della Chiesa, ossia in forma pubblica, accessibile a tutti purché paganti.
Dal punto di vista dei frequentatori moderni questi concerti dovevano essere “atroci, ma per principio i loro membri suonavano insieme per divertimento, nella convinzione chestertoniana che ogni cosa che val la pena di fare, è degna di esser fatta male” (Raynor 1971).
Il concerto pubblico inglese si diffuse poi in tutta Europa, anche se a ritmi diversi: nel 1712 e nel 1721 il Collegium Musicum di Francoforte e quello di Amburgo svilupparono un’organizzazione che offriva concerti a un pubblico di sottoscrittori, rincorrendo Londra ma anticipando di circa cinquanta anni il resto d’Europa.
PROSEGUI LA LETTURA – La musica amatoriale nella Russia del ‘700